Week end di parole e musica il 24 e 25 ottobre a Carbonara di Nola, dove volgono al termine le manifestazioni per il Bicentenario dell’Istituzione del Comune, iniziate nel marzo 2008. Dopo il convegno di apertura, le mostre, i laboratori scolastici, la pubblicazione del volume sul pittore del ‘500 Marco Mele, la rappresentazione del musical “Chesta terra”, ecco un’altra gemma culturale dalla doppia sfaccettatura: il libro dedicato da
Pietro Damiano a Gennaro Rainone (1875-1912), autore di famosi testi di canzoni napoletane tra la fine dell’800 e il primo decennio del 900 e il CD di Pietro Rainone, che ha «arrangiato» dieci composizioni del «poeta» di Carbonara. Una due giorni, dunque, all’insegna di letteratura, storia, arte, spettacolo, equamente divisa tra la nuova sala del Consiglio Comunale, dov’è stata allestita anche una mostra documentario-fotografica sull’artista, e il teatro parrocchiale, dove si sono ascoltate dal vivo le canzoni.
Ed ora parliamo del libro. Sulla vita e l’attività artistica di Gennaro Rainone avevano già scritto ampi e documentati saggi altri studiosi del territorio: Francesco D’Ascoli, Aniello Giugliano, Agostino Rainone, Carmine Rainone. Quale la novità del lavoro di Damiano, che si presenta alquanto corposo ed ha l’ambizione di raccogliere in un unico contenitore tutto quanto allo stato attuale si sa su Rainone?
Anzitutto l’arricchimento delle conoscenze sull’autore, con molte notizie inedite, scoperte in biblioteche, archivi, emeroteche e raccolte anche dalla voce di testimoni indiretti; ma soprattutto il tentativo, pienamente riuscito, di ricostruire l’ambiente socio-culturale e il periodo storico in cui si è svolta la sua breve, ma intensa attività: cosa a cui contribuiscono non solo articoli, documenti, scritti inediti, ma anche le non numerose, ma significative foto d’epoca, che restituiscono al pubblico di oggi quella che Walter Benjamin definisce «l’aura», cioè l’autenticità di un evento o di un personaggio nella sua irripetibile dimensione spazio - temporale. Quanto poi al modo con cui Damiano ha strutturato la materia della sua ricerca, egli ha proceduto per sequenze sapientemente collegate fra di loro, anche se non articolate con linearità cronologica, ma tessute intorno alla figura del protagonista, in modo che il lettore avesse la libertà di «navigare» nel testo, senza attenersi alla successione numerica delle pagine.
Naturalmente il libro è corredato dai testi delle canzoni di Rainone, alcune delle quali furono musicate dai maggiori compositori del tempo, quali Lama, Tagliaferri, Capolongo e il maestro palmese Giovanni Ingenito, e portate al successo da straordinari interpreti, una per tutti Elvira Donnarumma. Le sue canzoni parlano soprattutto d’amore con il sentimento tipico del tempo; nei versi si trovano echi e richiami degli autori classici studiati sui banchi di scuola e con i quali aveva consuetudine quale professore di lettere; ma anche di poeti napoletani di fama nazionale, quale Salvatore Di Giacomo. Nell’ascoltare le dieci canzoni, interpretate da Pietro Rainone, ci sono molto piaciute “Suonne sunnate” e “Strata sulitaria”, il suo capolavoro, dove richiamandoci (inconsapevolmente?) ad una poesia di Giovanni Pascoli, evoca, attraverso le «voci di dentro» la presenza fantasmagorica della donna amata, che lo ha abbandonato. Ma noi abbandoniamosi piuttosto alla lettura e all’ascolto della vita e dell’arte di “Don Gennarino” raccontata dalle parole e dalla voce dei suoi interpreti: Pietro Damiano e Pietro Rainone.
Il Meridiano - Anno XVI – numero 9/168 - Pasquale Gerardo Santella - 31 ottobre 2009